ECONOMIA CIRCOLARE E LCA - di Julia Faccin

Nell’Unione Europea si producono ogni anno più di 2,5 MILIARDI di TONNELLATE di RIFIUTI.

La spinta che proprio l’Unione Europea sta dando alle aziende affinché adottino al loro interno una transizione ecologica, prevede una gestione dei processi e quindi degli scarti in linea con i principi dell’economia circolare, che va ad agire sia sul piano della PROGETTAZIONE di prodotti più sostenibili, sia sul piano della RIDUZIONE dei rifiuti attraverso soluzioni di RIUSO, RIPARAZIONE e RICICLO.

La definizione di Economia Circolare riassume proprio questi concetti: è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. 

I principi dell’economia circolare supportano un modello di business rigenerativo: rigenerare significa impegnarsi in attività di riduzione degli impatti negativi (produzione di emissioni inquinanti come CO2 o altri gas climalteranti, produzione di rifiuti, utilizzo di sostanze tossiche, produzione di rifiuti tossici, ecc.) e allo stesso generare attraverso la propria produzione impatti positivi (energia verde autoprodotta e reimmessa in rete, remunerazione più alta, servizi integrativi ai dipendenti, coperture sanitarie, donazioni, utilizzo di materiale da scarto per produrre, ecc).  In questo modo, un’azienda “rigenerativa” crea più valore rispetto a quanto preleva dall’ambiente e dalla società per fare impresa. 

È evidente come questa concezione entri in contrasto con il tradizionale modello economico lineare fondato invece sul tipico schema “estrattivo”, che al contrario non si pone il problema di una visione di insieme e della conseguenze a lungo termine della propria attività di impresa, e che di conseguenza riscontra grandi limiti nella dipendenza dalla disponibilità di grandi quantità di risorse e soprattutto nel prezzo delle conseguenze ambientali e sociali che questo modo di fare business provoca nel lungo periodo.

Già alcuni Paesi Europei hanno quindi imposto alle aziende di rispettare delle regole molto rigide in merito all’informazione verso il consumatore per premiare chi si impegna seriamente ad adottare strategie di economia circolare. Ad esempio, in Danimarca, non si possono fare proclami in merito alla sostenibilità di un prodotto se non si è fatto prima uno studio di LCA (Life Cycle Assessment), che impone una analisi minuziosa di tutti gli impatti che quel determinato prodotto (o processo) genera nell’arco della sua vita.  Così anche in Francia, chi si fregia di una etichetta collegata al “green” deve dimostrare non solo gli impatti positivi ma anche rendicontare gli impatti negativi e pianificare una sedie di obiettivi misurabili.

Quello che le aziende ancora faticano a recepire ma che in realtà è il vero cuore della questione, è che il primo beneficiario di questa strategia di innovazione è l’azienda stessa, che potrà possedere:

  • Maggiore controllo dei dati
  • Soluzioni per utilizzare i dati in maniera costruttiva
  • Riduzione o eliminazione degli scarti
  • Riuso di materiale di scarto
  • Profitto da materiale di scarto
  • Utilizzo di materiali più performanti
  • Comunicazione con supporto scientifico dei propri risultati al mercato

Fare strategia di sostenibilità è il miglior modo per assicurare alla propria azienda un futuro longevo e stabile. Detto in altro modo, essere sostenibili è l’unico modo per garantire un profitto a lungo termine, pertanto anche se la filantropia non è affare per tutti, tutti sono chiamati a prendersi cura del prossimo e dell’ambiente per un beneficio personale e perché no, anche sociale!

Svolta l'assemblea per premiare Endelea

Martedì 11 Gennaio si è riunita l'assemblea dei coordinatori di Thiene.org per conferire il premio #Thiene.org2021 ad Endelea.

Sono state due ore molto intense, dove abbiamo ascoltato, domandato, discusso, pensato, progettato.
Crediamo infatti che collaborando in maniera #Open e senza scopi, se non quelli di migliorare il benessere delle persone, possiamo fare la differenza.

Per questo, i prossimi mesi, tutta la #comunità di Thiene.org si metterà al #servizio di #Endelea per sviluppare le seguenti aree di lavoro.

1° NETWORK - DIGITAL INNOVATION - STRATEGY

2° CSR e CO-BRAND

3° SCALE-UP STRATEGIES

4° ETHICAL PROJECT

Siamo aperti al contributo di tutti per far decollare questa fantastica realtà che abbiamo avuto il piacere di conoscere.

Innovazione Gentile attraverso la Biomimesi

Presi come siamo da noi stessi e dal culto della nostra intelligenza, noi umani cerchiamo continuamente nuove tecnologie per la soluzione dei nostri problemi e per la soddisfazione delle nostre necessità. Laboratori pubblici e privati investono capitali ingenti nella ricerca, s’impegnano per anni su un progetto specifico, utilizzano test e cavie per verificare i risultati. Non ci accorgiamo che spesso le soluzioni sono già belle e pronte davanti al nostro naso e noi non le vediamo. Cerchiamo di inventare quello che esiste già ed è inarrivabile nella sua perfezione: gli organismi biologici naturali.

Come accennato sopra, lo strumento con cui noi umani da millenni risolviamo i problemi è la tecnologia. Fin dall’età del rame, noi scaldiamo i minerali ad alta temperatura, poi li battiamo e gli diamo una forma per l’utilizzo che ci serve. Alla fine un modo rozzo, rispetto a quello che invece fanno gli organismi naturali, risparmiando sforzi e risorse e con più efficacia. Ad esempio, il guscio di madreperla di una conchiglia è due volte più resistente della ceramica più performante prodotta dall’uomo nei suoi forni ad alta temperatura. Il mollusco forma il suo guscio fissando il carbonato di calcio a temperatura ambiente, emettendo una proteina. Quando il guscio è abbastanza grande, il mollusco emette un’altra proteina che blocca la crescita. Le proporzioni sono sempre perfette, non occorre il controllo qualità! 

Qualche anno fa alcuni scienziati si sono resi conto della disponibilità di questa immensa fonte di ispirazione e facendo riferimento al motto “La natura lo fa meglio”, hanno creato una nuova disciplina per la ricerca: la Biomimesi.

Da (bios, vita e mimesi, imitazione), si tratta di una disciplina progettuale che cerca soluzioni sostenibili emulando le strategie e modelli testati e confermati nel tempo che si trovano in natura. L’idea principale è che la natura, creativa per necessità, ha già risolto molte delle problematiche che noi affrontiamo: energia, produzione di cibo, regolazione della temperatura, chimica non tossica, trasporto, imballaggio e tante altre cose.

Animali, piante e microbi sono i massimi ingegneri, loro hanno trovato cosa funziona, cosa e appropriato e, più importante, cos’è duraturo sulla Terra. Invece di allevare organismi o domesticarli per farli lavorare per noi, la biomimesi si distingue da altri approcci biologici perché consulta i principi progettuali sottostanti ad organismi ed ecosistemi per applicarli alle innovazioni. Questo approccio introduce una realtà completamente nuova per gli imprenditori che può contribuire non solo a sviluppare progetti e soluzioni innovative ai nostri problemi, ma anche risvegliare le persone all’importanza di preservare la biodiversità sulla Terra che ha ancora tanto da insegnarci.

Una “open innovation gentile” dotata di una grande capacità di futuro. La rivoluzione parte dall’approccio culturale nei confronti delle altre specie che condividono con noi questo bel pianeta.

Si smette di considerare l’uomo come la creatura suprema e speciale, che con la sua intelligenza surclassa tutto il creato, per rendersi conto che, semplicemente, non è affatto così!

Allora si può smettere di studiare la natura soltanto per capire come funziona e iniziare a studiarla per imitarla, per ispirarsi alle sue soluzioni di gran lunga superiori alle nostre.

D’altronde, se una pianta di riso ha 4 volte più cromosomi di un essere umano, ci sarà pure una ragione!

La spinta verso un cosmo umano-centrico: la gentilezza come valore fondante del business internazionale

<<In un sabato di fine estate di 24 anni fa, il 20 settembre 1997, al Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo si apriva una mostra dedicata ai capolavori della collezione permanente del Centre Pompidou di Parigi. Fra questi, spiccava un acquerello di un artista russo, Ilya Kabakov: si trattava di un disegno preparatorio di un’installazione dal titolo “The Man who flew into Space from his Apartment” (1985). L’opera rappresenta un sognatore solitario che, dopo aver costruito una sorta di fionda, si catapulta nel cielo squarciando il soffitto della sua piccola e squallida stanza. Evidentemente influenzato dalla situazione socio-economica dell’URSS della metà degli Anni Ottanta, Kabakov aveva voluto raffigurare così l’insopprimibile desiderio di fuga del singolo da una realtà intollerabile, quasi a voler riaffermare la personalità autonoma dell’individuo schiacciato dalla collettività, in un mondo in cui le relazioni umane poggiano sulla prevaricazione del più forte nei confronti del più debole.

Quello stesso sabato, in un altro quartiere della stessa capitale giapponese, si apriva un altro evento epocale: il 20 settembre 1997, proprio a Tokyo, si riuniva infatti in congresso per la prima volta il World Kindness Movement (WKM), nato dall’unione di vari movimenti d’opinione internazionali diretti a celebrare la gentilezza come stile di vita e di business e destinato a crescere negli anni successivi sino a diventare una delle più influenti organizzazioni no-profit. Talmente ben strutturato da diventare, in seguito, una ONG registrata di diritto svizzero e con rappresentanti provenienti da 27 nazioni.

Due eventi totalmente slegati, questi? Non proprio. La sincronicità non era casuale: la nascita del WKM dava forma alla necessità di creare relazioni non prevaricanti, rispettose del singolo individuo, non basate sulla forza ma sul rispetto, sull’attenzione verso il prossimo e appunto sulla gentilezza. Rispondeva efficacemente, in altri termini, a quel desiderio dell’uomo di Kabakov, lanciato in fuga verso il cosmo.

A distanza di quasi cinque lustri, la kindness non è più materia solo per sognatori, artisti e idealisti. È diventata uno dei principî fondanti dei rapporti d’affari internazionali e le è stata dedicata un’apposita festività, la Giornata Mondiale della Gentilezza appunto, che cade proprio oggi il 13 novembre. Libri, convegni, seminari sulla kindness come archetipo del nuovo modello del fare business non si contano più: è un incessante fiorire di idee gentili e questo è osservabile su scala planetaria. Come ha efficacemente sintetizzato Phil Lewis in un articolo apparso su Forbes (20 luglio 2020),

The message is clear: in today’s world of work, kindness is not a luxury, it is a necessity”.

La gentilezza è una necessità.

Che cos’è, quindi, la gentilezza nel mondo degli affari? Sempre Lewis ne dà una buona definizione: “la prassi di leadership diretta a tenere in considerazione, bilanciare e soddisfare i bisogni propri, del gruppo e le necessità dell’intera organizzazione in maniera da favorire il benessere collettivo, sviluppare il potenziale d’innovazione e la produttività” (traduzione dell'autrice n.d.r.). Lungi dall’essere segno di fragilità, la gentilezza diventa espressione di leadership, di forza e autorevolezza, quindi.

Per chi si occupa di management ed è abituato ad operare in un contesto internazionale, è facile dare una chiave di lettura di questo trend: va di pari passo con l’inarrestabile crescita della responsabilità sociale d’impresa (cd. “corporate social responsibility”), con il rilancio dell’etica aziendale, con la sempre più diffusa esigenza di creazione di un valore condiviso. La persona – sia essa dipendente, partner, fornitore, ecc. – torna al centro. Nel campo legale, i corollari sono molteplici: basti pensare alla formulazione del Legal Design Manifesto (in cui il metodo di redazione del documento giuridico è espressamente definito “umano-centrico”), alla recente legislazione – sempre più diffusa a livello mondiale – sulle società benefit, all’open innovation di cui Thiene.org si fa portabandiera, e così via.

La gentilezza – intesa non come segno di debolezza, ma come espressione di vera e autorevole forza - è un fenomeno che valica i confini, ma non è un portato (solo) dell’era contemporanea: non sfugge agli occhi del giurista internazionalista che la kindness presenta alcuni tratti di somiglianza – quantomeno sul piano squisitamente culturale - con la comitas gentium, la “cortesia fra popoli” teorizzata dalla scuola giuridica olandese del XVII secolo, in concomitanza con la nascita degli Stati nazionali moderni. Il più noto fautore di questa dottrina, Ulrich Huber (1636-1694), affermava che la sovranità dello Stato si manifesta anche mediante la tolleranza nell’applicazione - sul proprio territorio – di una legge straniera, sia pure intesa non come adempimento di un obbligo giuridico, ma appunto come adeguamento a una consuetudine di “cortesia” fra Stati. Non è banale sottolineare come il concetto di comitas gentium (o comity, come si usa dire in inglese moderno) si sia sviluppato proprio nei Paesi Bassi, una delle maggiori potenze coloniali dell’epoca.

In un mondo globalizzato come quello attuale, lo sviluppo e la diffusione della cortesia, della gentilezza, come linguaggio comune è una spinta propulsiva formidabile verso un nuovo Umanesimo – perlomeno nei rapporti d’affari internazionali. Ci auguriamo che sia questo il cosmo verso il quale si proiettava l’uomo di Kabakov.>>

Gentilezza e Leggerezza, il vero antidoto all'incertezza

L’Innovazione Gentile: un modello che vede nella gentilezza e la leggerezza due importanti vie per migliorare il benessere individuale ed aziendale  

Dal campus di Thiene.org ed il lavoro fatto insieme è uscito un manifesto sull’Innovazione Gentile, una pista che apre molti e nuovi scenari. Ad esempio nel mondo del lavoro da tempo si vanno affermando nuove consapevolezze in risposta ai cambiamenti continui ed all’incertezza di questi tempi di emergenza sanitaria. Oggi più che mai l’innovazione è sempre più necessaria, ma l’innovazione non è soltanto tecnologia, l'innovazione è anche sostenibilità: sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

La chiave di volta è il benessere: se l’individuo gode di benessere generalizzato può affrontare adeguatamente le nuove sfide che gli si pongono davanti, sia personali che lavorative. Le sfide lavorative sono strettamente connesse con il successo dell’azienda/organizzazione per la quale si lavora.

“Al fare bisogna abbinare il sentire” sostiene Guido Stratta di Enel Group che parla  di un vocabolo pilastro fondamentale in tema di sostenibilità nelle organizzazioni: la gentilezza. Che significato ha la gentilezza in una organizzazione? Come si declina? La guida è proprio quel sentire a cui si riferisce Guido Stratta e nel quale si identifica l’esigenza di ascoltare, “le paure, le vocazioni, i desideri” al fine di assecondare nelle persone la capacità di portare fuori e utilizzare i propri talenti: cambia la prospettiva della valutazione che valorizza le specifiche peculiarità di ognuno, sapendo che anche le inevitabili fragilità che abbiamo tutti possono diventare l’anti-fragilità, ovvero  la capacità di rendere situazioni improvvise e inaspettate, sia negative che positive in uno stimolo e un’opportunità di cambiamento. 

L’azienda e la leadership gentile si impegna allora a creare un ambiente in grado di “orchestrare i differenti talenti” perché vedere i propri talenti valorizzati crea motivazione.

Il benessere, inteso come il risultato di attenzione verso la persona porta quindi benessere anche nella società attraverso individui meno pressati da ruoli o situazioni difficili. In questo passaggio strategico si inserisce il tema della sostenibilità, intesa come possibilità per le persone di seguire ritmi e standard di vita più consoni alle proprie esigenze, più rispondenti alle proprie capacità. Le stesse capacità, inoltre, opportunamente stimolate, sono suscettibili di miglioramento e perfezionamento portando all’ottenimento di ulteriori progressi.

Ecco allora che la gentilezza può creare un circuito virtuoso di cambiamento e miglioramento circolare che parte dal benessere individuale migliorando il benessere aziendale e così via. Se io sto bene, sta bene anche l’organizzazione in cui lavoro, se sta bene la mia azienda migliora anche la mia vita non solo in termini economici ma anche di soddisfazione personale che è quella che da un senso al mio lavoro più di ogni altra cosa.

L’innovazione gentile passa anche da un altro aspetto importante che è quello della leggerezza. La gentilezza parte dal basso, osserva le piccole cose, la leggerezza, invece, è uno sguardo per atterrare nella nostra vita quotidiana dall’alto, per non essere travolti dalle tante preoccupazioni che ci assillano. Non con l’occhio della supponenza o dell’alterigia, ma con un comportamento naturale che ci fa vedere le cose in profondità e allo stesso tempo le distanzia dall’affanno del presente. Un invito a non prendersi mai troppo sul serio a non auto appesantirsi più del necessario per lasciare spazio al soffio vitale della leggerezza e all’auto-ironia, altrettanto lieve ed efficace. Un fantastico gioco a due con l’esistenza, quasi un braccio di ferro, per imparare a sorridere anche nelle difficoltà.  

Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane aveva capito bene quanto il mondo contemporaneo marciava unito e compatto, in una cecità di massa, verso la nuvola dell’Io, Io, Io, dove il Noi scompare del tutto. La leggerezza, invece, ci avvicina all’altro, ci aiuta a sentirci comunità, a tessere il filo dell’empatia e della solidarietà. Ci spinge fuori dal ghetto dell’indifferenza e ci porta nel campo libero del piacere di sentirci in qualche modo, non virtuale, connessi, da relazioni anche sottili, leggere appunto, ma non per questo meno importanti. Nel consentirci di «non avere macigni nel cuore», la leggerezza, al contrario della superficialità, è una forma di naturale prevenzione contro il rancore, l’odio, la voglia, anche feroce, di regolare, prima o poi, i conti.

La leggerezza è e resta sempre la più solida alleata dell’ottimismo della volontà, quello che serve quando la vita ci sembra buia, quando tutto, anche il coro dei luoghi comuni, sembra spingerci verso l’abisso del pessimismo, non sempre ispirato dalla ragione, ma talvolta espresso solo dal conformismo.

La leggerezza può divenire quindi  anche uno stile aziendale, da tanti piccoli Io ad un grande noi,  trasformandosi in energia, preziosa come un talismano quando l’incertezza del mercato non fa sconti, aiutando l’azienda ad essere più resiliente, più creativa, più capace di sorridere anche dei propri errori. Infatti è impossibile innovare se non si è capaci di cambiare punto di vista e la leggerezza partendo dall’alto permette invece di farlo.

Dario Paoletti, Vice-presidente Thiene.org e coordinatore comitato tecnico Open Innovation & Leadership Gentile

Primo Campus Thiene.org

Si è svolto sabato e domenica 2-3 ottobre, nello splendido scenario del monastero benedettino di San Scolastica a Subiaco (Roma) il primo campus dei coordinatori tecnici dell’associazione Thiene.org.

L'assemblea dei coordinatori oltre che per cementare la conoscenza reciproca ha riflettuto sulle tematiche della Social Open Innovation. Inoltre ha preso per acquisito che il futuro che ci attende sarà più difficile rispetto al passato, con un intreccio di emergenze che tendono ad aggravarsi nel tempo. Thiene.org, quindi, si impegnerà a supporto della resilienza delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, dei giovani e delle fasce più deboli.

L’esperienza e le competenze dei soci di Thiene.org ci porta a pensare che non tutta l’innovazione che si trova oggi sul mercato sia a impatto sociale sostenibile, mentre può invece comportare fenomeni distruttivi per ogni ambito della sostenibilità e per le persone in particolare. Per questo Thiene.org ha deciso di promuovere quella che definisce, Innovazione Gentile.

Nei prossimi mesi, si svilupperanno nuove iniziative in tal senso.        



#openinnovation#innovazionegentile#associazione #oraetlabora

Il paradosso italiano sui finanziamenti all'innovazione

7° al mondo per pubblicazioni scientifiche, 24° al mondo per investimenti ricevuti dai Venture Capital. 

Basterebbero questi due numeri riferiti al ruolo italiano in tema di innovazione, per capire l’importanza dell’intervento del Prof Bracchi Giampio al Festival della Scienza e Filosofia organizzato da Emilio Sassone Corsi nostro valente associato.

Nella sua dettagliata presentazione, che potete scaricare liberamente utlizzando questo link, il dott Bracchi delinea con precisione e dovizia di particolari le tipologie e gli importi degli investimenti italiani in nuove Start-Up, inquadrandoli in un ambito europeo. Si delinea una situazione paradossale e di ritardo verso gli altri paesi. Un sistema, tra l'altro ancora troppo dipendente dal sistema bancario, ma che lascia intravedere delle tendenze positive che la fase Post-covid può accelerare. 

Particolarmente apprezzato è stata la sottolineatura che oltre agli strumenti fiscali e legislativi, il panorama italiano necessiti di professionisti che conoscano i mercati, il panorama normativo e le realtà aziendali per facilitare la collaborazione tra i vari soggetti e portare un impatto a tutta la società. L’associazione Thiene.org nasce anche per questo scopo, obiettivo primario per il rilancio economico italiano per i prossimi anni. 

di Thomas De Guio

Industria 4.0, le opportunità per le Pmi dall’Open Innovation - di Michele Monaco

Le piccole e medie imprese italiane non hanno ancora saputo sfruttare appieno le possibilità offerte dai piani Industria 4.0 e Impresa 4.0.

Fare rete potrebbe contribuire a ridurre il gap.

L'innovazione sta avanzando a grande velocità anche in Italia. Nonostante gli sforzi pubblici e le metodologie messe a punto da molti istituzioni e operatori “illuminati”, però, le Pmi italiane rimangono al margine di questo cambiamento non riuscendo a cogliere appieno le opportunità offerte dall’avvento dell’Industria 4.0 e dalle tecnologie IoT più in generale. Il motivo è subito spiegato con la carenza di management e di figure interne alle aziende in grado di misurarsi con i temi della digital transformation, e quindi con l’impossibilità di mettere in piedi in autonomia programmi mirati di R&D.

Leggi tutto

Nasce la “FONDAZIONE ENEA TECH”

Nasce la “FONDAZIONE ENEA TECH”, un fondo di 500 milioni di euro per supportare il trasferimento tecnologico. Possiamo parlare di open innovation?

Il fondo dovrebbe negli intendi, poi vedremo nella pratica, mirare a promuovere i processi di innovazione nelle PMI (?) e nelle stratup & spin-off di università e/o centri di ricerca.

Uno dei primi risultati concreti del DL Rilancio che, dopo qualche mese di "incubazione", viene tirato fuori dal cilindro del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli che, firmando il decreto, vuole lanciare una scommessa tutt’altro che scontata in considerazione che l’ago potrebbe ancora una volta pendere a favore solo dei centri di ricerca e dimenticare, di fatto, le PMI e le startup indipendenti.

Leggi tutto

Certificazione ISO 56002, ovvero come rendere efficace la gestione dell’innovazione - di Michele Monaco

Serve un approccio sistematico, capace di guidare l’organizzazione nell’identificare le lacune, valutando ogni attività in modo olistico. Lo standard proposto di fatto è destinato a diventare un riferimento.

E' notizia recente che “Emirates Steel”, acciaieria degli Emirati Arabi, ha ottenuto la certificazione ISO 56002: questo significa che tale norma sarà ancora più importante per guidare la ripresa delle aziende italiane nell’immediato dopo-Coronavirus.

Leggi tutto

  • 1
  • 2

Sei una Start-up?
Il tuo concetto riconosce il valore dell'impatto sociale della tua attività?
Sei Aperto agli spunti di chi ti sta vicino?
Sei pronto a misurarti con Thiene. Org?

Dove siamo
SEDE: Via S. Vincenzo, 43 - THIENE (VI) Italy - info@thiene.org

  • DELEGAZIONE VENETO: Via San Vincenzo, 43 - THIENE (VI) Italy
  • DELEGAZIONE LAZIO: Viale della Tecnica, 172 - ROMA Italy
  • DELEGAZIONE TOSCANA: Via Scopetone, 15E - AREZZO Italy
  • DELEGAZIONE MARCHE: Via Matteo Ricci, 10 - ANCONA Italy
  • DELEGAZIONE CAMPANIA: Viale A. Mellusi, 93/b - BENEVENTO Italy
  • DELEGAZIONE SICILIA: Via Pascoli, 3 - POLLINA (PA) Italy